Come stanno reagendo le aziende in questo autunno ancora caratterizzato da una forte incertezza? L’abbiamo chiesto a Francesco Di Primio, responsabile di Spring per l’Italia Nord Occidentale, che ci ha parlato di smart working, manutenzione e formazione per i manager.
Come stanno reagendo le aziende in questo autunno ancora caratterizzato da una forte incertezza? L’abbiamo chiesto a Francesco Di Primio, responsabile di Spring per l’Italia Nord Occidentale. “Intanto bisogna tenere presente che il tessuto imprenditoriale di questa zona è formato prevalentemente da PMI, molte di queste legate all’indotto dell’automotive, che sicuramente ha sofferto molto l’effetto Covid”, ci spiega. “Il 2020 doveva essere il lancio della 500 elettrica, che avrebbe dovuto dare l’impulso a tutto l’indotto legato al mondo elettrico e dell’ibrido”. Così invece non è stato, e per quanto riguarda i posti di lavoro sono altri i settori che si stanno mostrando più dinamici.
Meno acquisti, più manutenzione
Proprio la fase di grande incertezza ha indotto le aziende a essere più conservative: "Molte aziende hanno preferito congelare gli investimenti in nuovi macchinari, e al contrario si sono focalizzate su profili in grado di far durare più a lungo i macchinari", spiega ancora di Primio. "Quindi spazio a figure di manutentori elettrici, meccanici o idraulici". Sempre legato al tema della riduzione dei costi ci sono poi le ricerche di personale nell'area HR cost control, per tenere il più possibile sotto controllo la spesa di personale. Rimangono invece molto ricercate, anche grazie al permanere dello smart working, le figure legate alla gestione delle reti e all'ottimizzazione degli strumenti informatici.
Effetto smart working
Il tema smart working è tuttora al centro delle preoccupazioni delle aziende. Secondo una ricerca condotta da Aidp (l’Associazione dei direttori del Personale), il 68% delle imprese intervistate intende prolungare lo smart working, e il 73% ritiene che il vantaggio legato a questa nuova modalità sia superiore alle possibili criticità. Un dato confermato indirettamente anche dalla fonte più autorevole in questo campo, l’Osservatorio del Politecnico di Milano. Secondo i dati raccolti in questi anni, lo smart working assicura un aumento di produttività pari al 15% e una riduzione di ben il 70% per quanto riguarda l’assenteismo. Ma anche se i riscontri sono positivi per la responsabilizzazione, la motivazione, la condivisione delle informazioni, non manca l’aspetto critico del senso di isolamento.
Più formazione per i manager
“Lo smart working ha avuto un impatto positivo e difficilmente si tornerà indietro”, commenta ancora Francesco Di Primio. “Però è una modalità che richiede una gestione diversa soprattutto da parte dei manager. Non a caso abbiamo richieste di formazione in questo senso”. Perché se è vero, come sostengono alcune ricerche, che lo smart working fa risparmiare in media 74 minuti e che parte di questo tempo viene poi reinvestito nel lavoro, è altrettanto vero che il rischio isolamento è dietro l’angolo. “L’approccio dev’essere diverso, servono modalità più inclusive e non sempre la diretta Facebook o Zoom può bastare. Siamo sicuramente di fronte a un passaggio epocale, ma perché possa avere successo dev’essere gestito con attenzione, a partire dai manager”.