Futuro del lavoro, i manager pensano positivo

  • 03/12/2020
  • 10:00
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Cosa ci aspetta al termine della pandemia? Che caratteristiche avrà quella “nuova normalità” che potremo guadagnarci con il rallentamento del Covid e l’entrata in azione dei vaccini? Per provare a rispondere a queste domande The Adecco Group ha organizzato una survey fra Stati Uniti ed Europa.

Cosa ci aspetta al termine della pandemia? Che caratteristiche avrà quella “nuova normalità” che auspicabilmente potremo guadagnarci con il rallentamento del Covid e l’entrata in azione dei vaccini? Inutile dire che sono le domande che tutti, nel mondo del lavoro, si pongono già da mesi. L’unica certezza al momento è il fatto che dopo questo periodo non si tornerà automaticamente a un mondo del lavoro pre-Covid. Più difficile, però, è riuscire a immaginare come sarà questo futuro. Per provare a rispondere a queste domande The Adecco Group ha organizzato una survey fra Stati Uniti ed Europa, intervistando oltre 1200 persone fra business leader e lavoratori delle diverse aree produttive.

Manager e collaboratori: la percezione è diversa

Il primo dato che emerge dalla survey è la percezione più positiva sul futuro dei manager (il 45% si dichiara ottimista) rispetto ai lavoratori (il 41% pensa invece sarà peggiore). In questo senso influisce senza dubbio il fatto che i manager in questa fase sono attivamente impegnati a pensare a questo futuro, mentre i collaboratori hanno subito e stanno subendo maggiormente fenomeni come la cassa integrazione e l’orario ridotto e vivono l’incertezza sul mantenimento del posto di lavoro. Non a caso fra i più pessimisti ci sono gli appartenenti alla Generazione X e Z e le donne. I due gruppi condividono la propria posizione quando si tratta di ragionare sui requisiti di igienizzazione del posto di lavoro, ma fra i dipendenti emerge il bisogno di empatia da parte dei leader e la richiesta di maggiore trasparenza sulla continuità lavorativa e di una assicurazione sanitaria di qualità. 

Convergenze a lungo termine

Un maggiore allineamento c’è sulle prospettive a lungo termine, anche se soprattutto le donne mostrano apprezzamento per il lavoro da remoto ma chiedono più flessibilità oraria e maggior riconoscimento da parte dei datori di lavoro. Per quanto riguarda le competenze più richieste, i manager insistono su tutto quello che ha a che fare con la digitalizzazione, la gestione dei dati e il machine learning, mentre per i collaboratori a contare di più saranno le soft skill. Un gap che potrebbe rivelarsi un boomerang sopratutto per le donne e i più giovani, che potrebbero sottostimare le competenze tecniche, a rischio di essere più facilmente espulsi dal mondo del lavoro. Nel complesso, dalla ricerca emerge forte il tema che può essere identificato con la parola d’ordine “Inclusion Imperative”: sarà infatti sempre più necessario attuare delle politiche inclusive, perché solo chi sarà capace di mantenere l’engagement e dare ai propri collaboratori le giuste skill uscirà vincitore da questo difficile periodo.

Serve una leadership più empatica

Secondo Andrea Malacrida, Country Manager di The Adecco Group in Italia, “questa ricerca mette in luce differenze importanti tra la percezione del futuro di business leader e lavoratori, ma permette anche di identificare trend fondamentali che ci accompagneranno per la prossima decade: l’importanza delle skill digitali e tech, i vantaggi della modalità di lavoro da remoto, l’attenzione per la salute e sicurezza sul posto di lavoro. E aggiungo anche, nonostante non sia una priorità condivisa da entrambi i gruppi, la necessità che la leadership diventi più empatica e basata sulle soft skill. Solo da questa contaminazione positiva può nascere il vero leader del futuro”.